Se n'è andato oggi, all'età di 90 anni, Fidel Alejandro Castro Ruz.
Ci asterremo da qualsiasi giudizio sulla sua persona. Riportiamo invece alcune pagine dal nostro libro che, nella seconda parte "La democrazia che fu", ripercorre la Storia alla ricerca di esempi di compiuta o mancata democrazia, partendo dall'Antica Grecia dove nacque questo metodo di governo e passando attraverso Antica Roma, Comuni italiani, Corona d'Aragona, rivoluzioni americana e francese ed esperienze socialiste e comuniste. Nel capitolo dedicato a Cuba si legge:
Sul fronte del metodo di governo, per la
Costituzione, varata nel 1976 e revisionata nel ’92, Cuba è uno
stato socialista nel quale tutti i poteri appartengono alla classe
lavoratrice e che
prevede l’esistenza di un unico partito legale, il Partido
Comunista de Cuba.
Al
vertice delle istituzioni statali c’è l’Assemblea Nazionale
(Asemblea
Nacional del Poder Popular)
composta da 601 membri eletti
con mandato quinquennale direttamente da tutti i cittadini che
abbiano compiuto 16 anni. Il
suffragio universale, diretto, libero e segreto, è stato istituito
con la
“Ley 72” del 1992.
Secondo questa legge, peraltro, i candidati non vengono proposti dal
partito, ma la selezione avviene per metà nelle assemblee generali
di quartiere e per l’altra metà nei vari comitati di lavoratori,
donne e studenti. Risultano eletti soltanto i candidati capaci di
raccogliere l’approvazione di almeno il 50% dei votanti.
Va
aggiunto che nel sistema cubano i deputati nazionali non sono
professionisti e pertanto svolgono le loro funzioni a titolo
completamente gratuito. Sulla
scheda elettorale è presente una casella dedicata all’espressione
del cosiddetto voto
unido.
Apponendo un segno su questa, si vota automaticamente per tutti i
candidati in lista. Se per il governo Cubano questa opzione serve a
rafforzare l’unità del Paese e la sua immagine internazionale,
visto che la scelta degli elettori è comunque del tutto libera e
garantita dalla segretezza del voto, per gli oppositori falsa la
competizione elettorale in virtù del fatto che quella a favore del
voto
unido
è l’unica propaganda elettorale ammessa e sostenuta da una
massiccia sovraesposizione mediatica. Chiunque abbia ragione, i
risultati sono decisamente plebiscitari: alle elezioni dell’11
gennaio 1998 si recarono alle urne 7.931.229 cubani per eleggere 601
Deputati al Parlamento e 1.192 Delegati alle 14 Assemblee
Provinciali. Anche se il voto non è obbligatorio, depose la scheda
nell’urna il 98,35% degli aventi diritto al voto. Il 94,39% dei
votanti optò per il “voto unito”.
L’Assemblea
così formata elegge fra i suoi membri un Consiglio di Stato, il cui
presidente è anche capo del governo e dello Stato; a lui compete il
potere legislativo e l’incarico di proporre all’Assemblea i
nominativi per il Consiglio dei Ministri da lui presieduto; il
Consiglio dei Ministri è l’unico organo esecutivo e amministrativo
del Paese. Presidente e vice presidente restano in carica 5 anni e
sono ricandidabili senza limiti. Dal
1959, anno della rivoluzione, fino al 2006 il paese è stato guidato
ininterrottamente da Fidel Castro Ruz che ha rivestito anche le
cariche di comandante delle forze armate e di segretario generale del
Partito comunista configurando così, in modo “democratico”, una
dittatura personalista di fatto.
Come
negli altri paesi a regime comunista, anche a Cuba i tentativi di
“democratizzazione” sono consistiti solo nella concessione di
meccanismi elettorali, come se “democrazia” ed “elezioni”
fossero sinonimi. E, in ogni caso, anche laddove esistono spazi di
libertà d’azione per i singoli rappresentanti, associazioni o
semplici cittadini, l’articolo
62 della Costituzione provvede a limitarli affermando che questi non
possono essere esercitati in contrasto con lo Stato socialista e con
la volontà popolare di edificare il comunismo. Insomma, anche se
talvolta viene permesso di dipingere liberamente, sono il Partito e
il Lider
maximo
a stabilire le misure della tela e la tipologia della cornice. Come,
a ideologie rovesciate, succede tutto sommato nei paesi capitalisti o
teocratici.
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