sabato 26 novembre 2016

Castro e la democrazia



Se n'è andato oggi, all'età di 90 anni, Fidel Alejandro Castro Ruz.
Ci asterremo da qualsiasi giudizio sulla sua persona. Riportiamo invece alcune pagine dal nostro libro che, nella seconda parte "La democrazia che fu", ripercorre la Storia alla ricerca di esempi di compiuta o mancata democrazia, partendo dall'Antica Grecia dove nacque questo metodo di governo e passando attraverso Antica Roma, Comuni italiani, Corona d'Aragona, rivoluzioni americana e francese ed esperienze socialiste e comuniste. Nel capitolo dedicato a Cuba si legge:
    Sul fronte del metodo di governo, per la Costituzione, varata nel 1976 e revisionata nel ’92, Cuba è uno stato socialista nel quale tutti i poteri appartengono alla classe lavoratrice e che prevede l’esistenza di un unico partito legale, il Partido Comunista de Cuba.
Al vertice delle istituzioni statali c’è l’Assemblea Nazionale (Asemblea Nacional del Poder Popular) composta da 601 membri eletti con mandato quinquennale direttamente da tutti i cittadini che abbiano compiuto 16 anni. Il suffragio universale, diretto, libero e segreto, è stato istituito con la “Ley 72” del 1992. Secondo questa legge, peraltro, i candidati non vengono proposti dal partito, ma la selezione avviene per metà nelle assemblee generali di quartiere e per l’altra metà nei vari comitati di lavoratori, donne e studenti. Risultano eletti soltanto i candidati capaci di raccogliere l’approvazione di almeno il 50% dei votanti. Va aggiunto che nel sistema cubano i deputati nazionali non sono professionisti e pertanto svolgono le loro funzioni a titolo completamente gratuito. Sulla scheda elettorale è presente una casella dedicata all’espressione del cosiddetto voto unido. Apponendo un segno su questa, si vota automaticamente per tutti i candidati in lista. Se per il governo Cubano questa opzione serve a rafforzare l’unità del Paese e la sua immagine internazionale, visto che la scelta degli elettori è comunque del tutto libera e garantita dalla segretezza del voto, per gli oppositori falsa la competizione elettorale in virtù del fatto che quella a favore del voto unido è l’unica propaganda elettorale ammessa e sostenuta da una massiccia sovraesposizione mediatica. Chiunque abbia ragione, i risultati sono decisamente plebiscitari: alle elezioni dell’11 gennaio 1998 si recarono alle urne 7.931.229 cubani per eleggere 601 Deputati al Parlamento e 1.192 Delegati alle 14 Assemblee Provinciali. Anche se il voto non è obbligatorio, depose la scheda nell’urna il 98,35% degli aventi diritto al voto. Il 94,39% dei votanti optò per il “voto unito”.


L’Assemblea così formata elegge fra i suoi membri un Consiglio di Stato, il cui presidente è anche capo del governo e dello Stato; a lui compete il potere legislativo e l’incarico di proporre all’Assemblea i nominativi per il Consiglio dei Ministri da lui presieduto; il Consiglio dei Ministri è l’unico organo esecutivo e amministrativo del Paese. Presidente e vice presidente restano in carica 5 anni e sono ricandidabili senza limiti. Dal 1959, anno della rivoluzione, fino al 2006 il paese è stato guidato ininterrottamente da Fidel Castro Ruz che ha rivestito anche le cariche di comandante delle forze armate e di segretario generale del Partito comunista configurando così, in modo “democratico”, una dittatura personalista di fatto.
Come negli altri paesi a regime comunista, anche a Cuba i tentativi di “democratizzazione” sono consistiti solo nella concessione di meccanismi elettorali, come se “democrazia” ed “elezioni” fossero sinonimi. E, in ogni caso, anche laddove esistono spazi di libertà d’azione per i singoli rappresentanti, associazioni o semplici cittadini, l’articolo 62 della Costituzione provvede a limitarli affermando che questi non possono essere esercitati in contrasto con lo Stato socialista e con la volontà popolare di edificare il comunismo. Insomma, anche se talvolta viene permesso di dipingere liberamente, sono il Partito e il Lider maximo a stabilire le misure della tela e la tipologia della cornice. Come, a ideologie rovesciate, succede tutto sommato nei paesi capitalisti o teocratici.

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