lunedì 16 gennaio 2017

Il potere della "Macchina"



Dalla Quinta Parte di "Democrazia davvero":
COME È CAMBIATO IL MONDO, COME SIAMO CAMBIATI NOI

 Il “luogo” dell’oligarchia travestita da democrazia è l’Occidente. Non inteso geograficamente, ma come “categoria dello spirito”. E dell’economia.
Serge Latouche, professore emerito di Scienze economiche all’Università di Parigi XI e all’Istituto di Studi sullo Sviluppo Economico e Sociale della capitale francese, nel suo saggio “L’occidentalizzazione del mondo” ci conferma che l’Occidente “non è più l’Europa, né geografica, né storica; non è più nemmeno un complesso di credenze condivise da un gruppo umano che vaga per il pianeta; proponiamo di leggerlo come una macchina impersonale, senza anima e ormai senza padrone, che ha messo l’umanità al proprio servizio. (...) Il movimento di occidentalizzazione ha una forza terrificante. Abolisce persino le differenze di genere. Se emancipa dai legami della tradizione, la ragione sulla quale pretende di fondarsi ha di che dare le vertigini. La sua dismisura compromette la sopravvivenza dell’uomo e del pianeta”. (...)

La marcia apparentemente inarrestabile del Sistema occidentalizzante ha trasformato uomini e donne da cittadini in consumatori, epperò non è ancora riuscita a deculturizzarli del tutto: valori legati alla tradizione e al territorio, legami affettivi e familiari che trovano fondamento nella storia e non nel brutale funzionamento della Macchina ancora esistono e resistono. “La deculturazione non è totale”, scrive Latouche. “Certo, il consumo tende a sostituirsi a qualsiasi altra identificazione culturale”.


Un fenomeno che viene da lontano. Dall’analisi dell’America del suo tempo ("La democrazia in America", 1835-40), il filosofo, politico, giurista e sociologo Alexis de Tocqueville trasse un’agghiacciante ed esatta previsione del mondo futuro: “Se cerco di immaginare il dispotismo moderno, vedo una folla smisurata di esseri simili e uguali che volteggiano su sé stessi per procurarsi piccoli e meschini piaceri di cui si pasce la loro anima… Al di sopra di questa folla, vedo innalzarsi un immenso potere tutelare, che si occupa da solo di assicurare ai sudditi il benessere e di vegliare sulle loro sorti. È assoluto, minuzioso, metodico, previdente, e persino mite. Assomiglierebbe alla potestà paterna, se avesse per scopo, come quella, di preparare gli uomini alla virilità. Ma, al contrario, non cerca che di tenerli in un’infanzia perpetua. Lavora volentieri alla felicità dei cittadini ma vuole esserne l’unico agente, l’unico arbitro. Provvede alla loro sicurezza, ai loro bisogni, facilita i loro piaceri, dirige gli affari, le industrie, regola le successioni, divide le eredità: non toglierebbe forse loro anche la forza di vivere e di pensare?”

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