Presidenti della Repubblica e del Consiglio dei ministri, ministri, "Governatori" delle regioni, sindaci... a chi servono? Certo non a cittadini e cittadine.
Il sistema di governo repubblicano basato sulle cariche istituzionali su menzionate nato dopo le rivoluzioni americana e francese è stato costruito per garantire alla borghesia affaristica che il potere strappato a regnanti e aristocratici rimanesse per sempre nelle loro mani. Il modo migliore per riuscirci era che fosse lei stessa a scegliere "i migliori" a cui affidare il governo dei vari Paesi. L'importante era impedire in ogni modo che a prendere le decisioni fosse direttamente il popolo attraverso reali forme di democrazia.
Oggi però comincia a filtrare da più parti la convinzione che i tempi siano maturi per passare a una forma di governo davvero democratica (e non solo a parole, negate dai fatti).
Chi ha letto "Contro le elezioni" di David Van Reybrouck (Feltrinelli) sa che lo scrittore, storico e archeologo belga si è posto il problema di quale diversa architettura istituzionale potrebbe sostituire quella attuale in una vera democrazia basata sul sorteggio anziché sulle elezioni. In uno scambio di email con il politologo statunitense Terril Bouricious, i due hanno ideato un sistema istituzionale alternativo e razionale, basato sulle esperienze di partecipazione democratica praticate negli ultimi trent'anni in mezzo mondo (giurie cittadine, sondaggi deliberativi, consensus conference ecc.) che in "Democrazia davvero" abbiamo così riassunto:
Dopo
aver sperimentato in prima persona i processi deliberativi, Van
Reybrouck, durante la stesura del suo libro è entrato in contatto
con lo statunitense Terrill Bouricius, autore di un interessante
articolo sulla rivista specializzata Journal
of Public Deliberation.
Ricercatore, una vita politica ventennale in qualità di eletto nello
Stato del Vermont alle spalle, Bouricius, affascinato dall’ipotesi
di sostituire a una Camera di eletti una di sorteggiati, non si è
accontentato di un “progetto ideale” per il quale il cambiamento
avvenisse in modo quasi magico, ma si è posto una serie di domande
molto sensate per evitare che quella buona idea potesse naufragare
sugli scogli della realizzazione pratica. Domande del tipo: quante
fruttivendole del Texas sarebbero disposte a chiudere bottega per due
o tre anni per andare a sedere in Parlamento, se estratte a sorte? E
quanti ingegneri abbandonerebbero a metà un grande progetto per fare
il proprio dovere di rappresentanti in una Camera di sorteggiati? E
ancora: un Parlamento del genere, benché assolutamente legittimato
da un metodo di selezione al di sopra delle parti, sarebbe anche
efficiente? O andrebbe a finire che chi “ha altro da fare”, se
sorteggiato, si inventerebbe tutte le scuse del mondo per restarsene
a casa, lasciando la nuova Camera a disoccupati, studenti e precari?
Domande tutt’altro che peregrine, come si vede.
Bouricius
e Van Reybrouck (con l’ulteriore collaborazione di David Schecter),
insieme, con un intenso scambio di email e sulla base della
reciproca esperienza nel campo delle assemblee deliberative, hanno
così partorito un progetto molto articolato e basato sul buon senso.
In pratica, i due ricercatori propongono intanto, come nell’antica
Atene, di ricorrere all’estrazione a sorte non per una sola
istituzione, ma per diverse di esse in modo da andare a costituire un
sistema di freni e contrappesi nel quale un corpo sorteggiato
sorvegli l’altro. Queste sono le varie componenti del complesso
“sistema” (il numero dei membri delle varie istituzioni,
naturalmente, è solo indicativo):
Consiglio
di definizione delle priorità
Ha
il compito di stabilire l’ordine delle priorità, sceglie i temi su
cui legiferare. È composto da 150-400 persone, eventualmente
ripartite in sotto-comitati, sorteggiate tra volontari. Lavorano a
tempo pieno e durano in carica 3 anni, non rinnovabili. Ogni anno si
risorteggia un terzo dei componenti. Ricevono uno stipendio mensile.
Gruppi
d’interesse
Propongono
temi su cui legiferare. Formati da una dozzina di persone, possono
essere in numero illimitato. Sono composti da volontari che si
propongono. Si riuniscono tutte le volte che lo desiderano, fino alla
definizione del tema da proporre. Non ricevono alcuna remunerazione.
Gruppi
d’esame
Presentano
delle Proposte di Legge sulla base degli elementi forniti dai Gruppi
d’interesse e dagli specialisti. Sono composti da 150 persone,
divisi in gruppi distinti; ogni gruppo si occupa di un solo àmbito.
I partecipanti sono sorteggiati tra volontari e non scelgono il loro
gruppo, ma vi vengono destinati casualmente. Lavorano a tempo pieno
e durano in carica 3 anni, non rinnovabili. Ogni anno si risorteggia
un terzo dei componenti. Ricevono uno stipendio mensile e un
ulteriore sostegno.
Giuria
delle politiche pubbliche
Vota
le leggi a scrutinio segreto dopo una presentazione-dibattito
pubblico; è composta da 400 persone, tassativamente in seduta
plenaria, estratte a sorte tra tutti i cittadini adulti. La
partecipazione è obbligatoria. I componenti vengo chiamati ogni
volta che c’è una legge da votare, per la durata di uno o più
giorni (quelli necessari per giungere al voto, ma non più di una
settimana). Ricevono un compenso giornaliero e un rimborso spese
(viaggio, alloggio, eccetera).
Consiglio
di regolamentazione
Decide
le regole e le procedure dei lavori legislativi. Composto da circa 50
membri estratti a sorte tra volontari (eventualmente degli
ex-partecipanti). Lavorano a tempo pieno (soprattutto all’inizio) e
durano in carica 3 anni, non rinnovabili. Ogni anno si risorteggia un
terzo dei componenti. Ricevono un salario mensile.
Come
scrive Van Reybrouck per “giustificare” questa costruzione che
smantella l’idea stessa di un sistema governativo basato su
Parlamento e Camere come siamo abituati a considerarlo, se si vuol
cambiare metodo è necessario conciliare gli interessi contraddittori
che ci stanno dietro: “il sorteggio permette di ottenere un vasto
campione rappresentativo, ma sappiamo che questo funziona meglio nei
piccoli gruppi. Si vuole favorire una rotazione della partecipazione,
ma sappiamo che mandati più lunghi propiziano un lavoro più serio.
Vogliamo far partecipare tutti quelli che ne hanno desiderio, ma
sappiamo anche che in questo modo si arriva a una
sovrarappresentazione dei cittadini dotati di un alto livello di
formazione e capaci di esprimersi. Si vuole che i cittadini
deliberino insieme, ma conosciamo il rischio del formarsi di un
pensiero collettivo: la tendenza a cercare troppo rapidamente un
consenso. Si vuole accordare tutto il potere possibile a un corpo
estratto a sorte, ma sappiamo che alcuni individui eserciteranno
troppa influenza sul processo collettivo facendolo approdare a
risultati arbitrari”.
Inutile
inseguire composizioni ideali dei gruppi, modi ideali di selezione o
dinamiche di gruppo ideali, sostiene Bouricius. Non esiste niente di
ideale, ecco tutto. Per questo i due ricercatori hanno studiato un
puzzle
di istituzioni che interagiscono, collaborano, si controllano tra di
esse. Un meccanismo dotato di un “carattere evolutivo”, nel quale
niente è predeterminato. “Un aspetto cruciale è che tutto questo
dispositivo non è che l’innesco di un progetto... evolverà come
il Consiglio di regolamentazione lo giudicherà auspicabile”,
scrive ancora Bouricius. Con una sola regola, possibilmente: “che
le nuove regole del gioco che riguardano il Consiglio di
regolamentazione, non possano entrare in vigore che una volta
rimpiazzato il cento per cento dei suoi membri”.